giovedì 28 aprile 2011

Un racconto a puntate: la città che vorrei

La premessa: 1° puntata
Una campagna elettorale diversa quella che abbiamo in mente e che abbiamo scelto: un racconto a puntate. Che non sarà incentrato su quello che gli altri non hanno fatto, sui disastri, sui debiti, sulle mancanze, sulle responsabilità, sulle occasioni mancate: “queste sono sotto gli occhi di tutti, visibili ad occhio nudo”. Da tutto questo e tanto altro però siamo partiti, per non scrivere un libro, l'ennesimo, dei sogni. Ma parleremo di quello che vogliamo fare, della città che vogliamo. Non contro qualcuno quindi, ma per qualcosa. Non un libro dei sogni, ma semplicemente una città da ripensare. Non una volta per tutte, ma di giorno in giorno sia che noi saremo maggioranza, sia che saremo opposizione.
Perché la città non ha bisogno di “promesse da marinai”, di “impegni a parole”, di “sogni da quattro soldi”, di “programmi di carta” e di soprattutto di un opposizione senza proposte, ma di idee, di uomini, donne, di un progetto di città.
Perché le parole sono importanti. Alternativa, quante volte l'avrete sentita questa parola? Per non parlare di cambiamento, rinnovamento: parole di moda sulla bocca di tutti che fanno fatica a diventare realtà.
Perché noi ci crediamo ad una città diversa, ad un gioco di squadra, ad un progetto di città. Ed è su questo che abbiamo lavorato, scommesso, non da oggi, ma negli ultimi anni, dai banchi dell'opposizione, quando ci siamo trovati a contestare tutto e di più, un giorno sì e l'altro pure, e quand'è così si corre il rischio di contestare nulla. A sentire gli altri sembra addirittura che siamo stati noi in maggioranza, non altri.
Eppure un’altra Terracina è possibile. Se saremo capaci di guardare avanti, non alle spalle; se metteremo in moto un meccanismo virtuoso di tagli alle spese superflue insieme ad una riorganizzazione della macchina amministrativa ora incapace di dare risposte ai cittadini, servizi, ma disservizi; se creeremo intorno alle facoltà universitarie, un potenziale poli di eccellenza e di sviluppo economico, un'offerta formativa in grado di attrarre professionalità, competenze e studenti dal resto della Provincia, non solo di trattenere giovani e professionisti terracinesi; se per spostarci da una parte all'altra della città saremo liberi di scegliere di andare a piedi, prendere la bici o aspettare l'autobus, che a pensarci bene impiegheremmo lo stesso tempo che impieghiamo oggi a cercare un parcheggio per scoprire alla fine che di parcheggi a più piani, più adatti ad una grande metropoli a dire il vero, non sono la nostra unica possibilità; se seguiremo una richiesta di finanziamenti per la conservazione, il restauro e la fruibilità del nostro patrimonio storico-artistico dall'inizio alla fine senza sbagliare nemmeno un passaggio; se prima di costruire altre case, casette e casupole, recupereremo prima l'esistente dal centro storico ai quartieri dormitori; se penseremo che il centro di una città esiste se c'è una periferia, e viceversa; se chi vive alla Fiora avrà le stesse possibilità, gli stessi servizi di chi vive a Barchi, o alla Marina; se avremo un parco in più, un mare pulito e una spiaggia dorata; se avremo dei marciapiedi su cui passeggiare, una pista ciclabile che abbia un senso, oltre che un inizio ed una fine, un semaforo funzionante o delle strisce bianche su cui attraversare, non scolorite dal tempo e dall'acqua; se chi vorrà dare due calci ad un pallone avrà un campo di calcio, non la strada, chi invece ha scelto il basket, la pallavolo o il tennis avrà una palestra come chi ha scelto di suonare, cantare, dipingere o recitare avrà una sala prove, un palcoscenico o una galleria; se chi vive una condizione di disagio, fa i conti con la disabilità e la malattia avrà quando gli spetta di diritto, non per grazia ricevuta, non verrà lasciato da solo quanto si può esser soli davanti ad un marciapiedi senza scivoli; se ci ricorderemo di essere una città a vocazione turistica, non “balneare” e a tempo scaduto, quando cioè è ora di tirare fuori il costume, ma l'ultimo giorno d'Estate che c'è l'autunno, la primavere e una nuova estate su cui lavorare, investire e da promuovere. Solo allora, sarà possibile una città sistema capace di darsi un nuovo modello urbanistico. Non “a pezzi” fragile, insicura e chiusa in se stessa, ma solidale. Oltre che moderna, verde e vivibile. Ecco, questa è la città che vogliamo. E questa è solo la premessa. Il resto a puntate, capitolo dopo capitolo. Dalla parte dei cittadini.

Alessandro Di Tommaso, Segretario del Pd
Mimmo Zappone, candidato Sindaco
Partito democratico - circolo di Terracina 
Terracina, 22 aprile 2011 

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